| |
***
Massimo De Leonardis
|
ALLA ATTENZIONE
DEL GOVERNO E DELLE COMMISSIONI PARLAMENTARI |
|
. |
|
|
Massimo
DE LEONARDIS, L'Italia
sempre di più in uno stato di stress idrico*
Le
soluzioni: prioritari a) bacini di stoccaggio dei grandi fiumi,
perchè l'acqua non finisca tutta in mare;
b) una autorità nazionale per il governo del PO e di altri fiumi
interregionali. |
|
|
* DOTTORE AGRONOMO |
|
L'Italia sempre di più in uno
stato di stress idrico
RELAZIONE ALL'ASSEMBLEA , SABATO 2 MAGGIO 2022
Caldo anomalo e riduzione delle precipitazioni
creano danni economici all'agricoltura, biodiversità e infrastrutture e in una
prospettiva futura anche all'approvvigionamento di acqua potabile. Cosa si può fare per
mettere in sicurezza le risorse idriche italiane.
Gli effetti della siccità non si
traducono solo in dati meteo. Elementi, in ogni caso, inequivocabili sono che da
dicembre 2021 a fine febbraio 2022, l'Italia ha ricevuto l'80% di pioggia
e il 60% di neve in meno rispetto alla media stagionale degli anni precedenti. Un
deficit che si associa a una fine dell'inverno straordinariamente caldo, soprattutto al
Nord.
Ma per chi vive in molte delle città settentrionali del
Paese, la siccità esula dai dati scientifici, infatti non è la solita aria che si
respira nelle varie stagioni. Lo affermano allarmati anche gli agricoltori. Si denuncia
che la siccità è diventata la calamità più rilevante per le coltivazioni italiane e si
stimano danni medi intorno al miliardo di euro all'anno.
Tutto questo significa meno acqua. Per
arterie fluviali come il Po (e i suoi affluenti), nel cui bacino si
costruisce il 40% del Pil nazionale e che contribuisce all'approvvigionamento idrico di 16
milioni di persone. Per le regioni del Mezzogiorno, già in sofferenza d'acqua in tempi
normali, per varie problematiche ed alcune tra queste, il cattivo stato della rete idrica
porta ad una dispersione d'acqua dal 60% al 70%.
Le alte temperature e la riduzione delle precipitazioni
che alimentano la siccità attuale non sono casuali, infatti l'Italia è uno dei paesi
più sensibili alle variazioni climatiche indotte dalla sua posizione nel bacino del
Mediterraneo. Per questo, bisogna essere consapevoli che le siccità saranno sempre più
frequenti nel nostro paese e quindi adottare tutte le soluzioni atte a preservare la
nostra acqua prima di tutto per motivi
economici, ma soprattutto per tutelare la disponibilità
di acqua potabile che rappresenta il bene più prezioso per la nostra esistenza.
I dati della siccità che stiamo vivendo
L'inverno del 2021-2022 in Italia è stato il sesto più
siccitoso degli ultimi 63 anni. In termini climatici, significa una media di 1.7°C
in più rispetto al trentennio 1981-2010. Soprattutto al Nord (+2.3°C) e in
particolare nella zona nord-occidentale (+2.6°C). La siccità picchia particolarmente in
Piemonte e nella pianura veneta. E poi il Grande fiume d'Italia l'otto marzo scorso il Po,
ha mostrati livelli delle portate più bassi rispetto agli ultimi trent 'anni . Dato
davvero drammatico, perché se fin dal 2003 si segnalava con forza la siccità che colpiva
la ricchezza idrica del Po nel periodo estivo, questa è la prima volta che la carenza di
acqua è evidente già a inizio primavera. In questo caso, il problema
dell'approvvigionamento nasce soprattutto a monte, nel Monviso, dove la carenza di neve
che ha toccato tutto l'arco alpino ha creato una situazione di penuria per il Po tipica
del mese di agosto. Ma alla siccità concorrono anche le temperature record di questa coda
stagionale. Roma, per esempio, ha segnato una temperatura di 2.2°C
in più questo inverno rispetto alle medie stagionali invernali precedenti. Infatti la
sinergia delle temperature alte con la scarsità delle precipitazioni insieme al fenomeno
dell'inversione termica ha determinato un aumento dell'inquinamento atmosferico in città
già sensibili al problema, come Milano.
I rischi della siccità in Italia per fauna e
flora
Le siccità del periodo invernale sono particolarmente
gravi perché durante questa stagione, come in quella autunnale, terreni e falde acquifere
devono essere riforniti di acqua, così da affrontare al meglio la mancanza di piogge e il
caldo in estate. Inoltre, siccità e aridità dei terreni rappresentano un rischio anche
per gli incendi, soprattutto in occasione di giornate di vento forte di Föhn, come è
successo nelle scorse settimane. Purtroppo il numero di incendi a gennaio è quadruplicato
rispetto allo stesso mese del 2021.Tutti segnali del cambiamento climatico e di quel
riscaldamento globale che ormai è diventato un dato definitivo e inequivocabile. Da qui
emerge un altro dato allarmante che mette in evidenza che l'Italia avrà sempre più
stagioni di siccità a causa del riscaldamento globale. Un'espressione riferita anche alle
regioni del pianeta che si stanno riscaldando più rapidamente di altre (come per esempio
l'Amazzonia o il Sahel). Ecco qualche esempio pratico degli effetti della siccità su
flora e fauna, da qui al 2050 molte specie arboree potrebbero scomparire lungo tutto lo
Stivale. Fioritura e fase di lignificazione invernale saranno anticipate, causando una
serie di cambiamenti drastici per la nostra flora. Sicuramente farà più caldo nei
prossimi anni e questo porterà grandi cambiamenti per il nostro settore primario. Gli
allevatori dovranno tenere più spesso gli animali al coperto in strutture a temperatura
controllata e questo ridurrà la produzione di carne e latte. Prolifereranno specie
invasive come cornacchie e cinghiali o insetti come le zanzare.
I rischi della siccità in Italia per agricoltura
e allevamento
La siccità causata dalle elevate temperature invernali e
dalla scarsità di piogge sta mettendo il ginocchio l'agricoltura tradizionale e quindi il
risparmio di acqua è diventato fondamentale per la sopravvivenza delle coltivazioni ed è
sempre più importante trovare soluzioni innovative per produrre in maniera più
sostenibile.
Oggi la penuria idrica del bacino del Po minaccia oltre un
terzo della produzione agricola nazionale. Si tratta in particolare delle coltivazioni di
frutta, verdura, pomodoro da salsa e grano. E la metà dell'allevamento della pianura
padana. Preoccupa la minaccia dello sviluppo dei prati che, se dovessero inerbire in
sofferenza, richiederanno irrigazioni di soccorso. Sempre in questa zona sono a rischio le
coltivazioni seminate in autunno come frumento, orzo e loietto. In questi giorni iniziano
le coltivazioni del mais, ma i terreni sono aridi e quindi sarà necessaria ancora più
acqua. Se guardiamo al futuro, nel 2050, a livello agricolo nel Mezzogiorno potrebbero
pian piano sparire piante iconiche della cultura mediterranea come la vite e
l'ulivo, sostituite da kiwi e orzo. |
Al nord scompariranno i meleti e
si apriranno spazi di coltivazione inediti in zone prima presidiate da ghiacci e neve e in
questa area del Paese si sposteranno alcune colture che fino a oggi sono stati presidi
tipici del Sud Italia.
In Sicilia il surriscaldamento globale ha
soppiantato gli agrumi con la frutta tropicale
Sull'isola il cambiamento climatico ha stravolto le
tradizionali colture in maniera significativa: meno agrumi e mandorle, più frutta
tropicale e anche piantagioni di caffè. I coltivatori locali si adattano per resistere
agli effetti del clima.
Acqua da bere: perché in Italia è diventato un
problema
Il primo problema è innescato dalla siccità che causa in
ogni caso la minaccia alla fornitura di acqua potabile per la popolazione e anche come
un'economia circolare della risorsa idrica sia fondamentale per tutelare l'ambiente. Si
deduce che i problemi attuali seguono tendenze che sono in atto da circa vent'anni e che
ci impongono di preservare le risorse idriche.
Nel Mezzogiorno, molte regioni devono la loro provvista
d'acqua a fonti che sono localizzate in altre regioni come ad esempio l'acquedotto
pugliese è alimentato dalle acque della Basilicata. Al Sud manca l'integrazione
dei sistemi dell'acquedotto e dell'approvvigionamento primario, ovvero della distribuzione
della risorsa d'acqua che sicuramente non è abbondante ma è anche gestita male. Persiste
un grande tema che è la mancanza nel Mezzogiorno di un'autorità sovra- regionale che era
prevista in una legge di bilancio del 2018. Legge che avrebbe dovuto occuparsi di mettere
in sicurezza gli invasi e la provvista d'acqua nel Mezzogiorno, sulla quale fino ad oggi
si è fatto molto poco.
Al Nord c'è sicuramente più
disponibilità d'acqua, ma anche un suo uso superiore alla media nazionale.
Colture intensive come il mais hanno bisogno di grande approvvigionamento idrico. Nascono
da un momento storico in cui l'acqua era più abbondante e quindi certe coltivazioni nel
Nord Italia vanno ripensate in modo strategico. Oltre alla mancanza di grandi opere (come
la realizzazione di invasi), si paga soprattutto un dissesto vasto nella gestione
ordinaria. Pensiamo agli acquedotti e alla
dispersione idrica. Si perdono in media 41,4 litri di
acqua nel nostro Paese ogni 100 immessi nelle reti di distribuzione e in alcune regioni
meridionali si tocca anche il 70%.
Quest'anno l'Istat ci ha ricordato che nel 2019 ci sono
stati 9 comuni capoluogo in Italia che hanno subito razionamenti, ovvero dove la fornitura
d'acqua è stata per un periodo ridotta o sospesa. Ironia della sorte questi comuni sono
ubicati tutti nel Meridione. Le cause sono da ricercarsi nella manutenzione idrica. Su
questo aspetto è stato inaugurato un percorso dall'Autorità di regolazione che si occupa
del servizio idrico che prevede una progressiva riduzione della dispersione nei prossimi
vent'anni. I fondi del Pnrr dovrebbero essere prioritariamente indirizzati al settore
idrico. Il problema è particolarmente sensibile al Sud, perché se escludiamo
l'Acquedotto Pugliese ci sono pochissime realtà industriali in questo settore. E il fatto
che mancano significa che la manutenzione delle reti idriche è stata affidata nei decenni
ai comuni, con la conseguenza che poi hanno evidentemente disertato da questo punto di
vista e che quindi le reti si trovino in queste condizioni. Si tratta di sprechi diventati
sempre più inaccettabili in un'era in cui l'acqua in Italia si appresta a diventare
sempre più preziosa.
Le soluzioni per intervenire sulla scarsità
d'acqua in Italia
Secondo i dati, le famiglie italiane consumano mediamente
ogni giorno 200 litri di acqua, che se ne vanno per il lavaggio, per le esigenze
alimentari e per l'igiene delle abitazioni. In Italia siamo in qualche modo figli di un
equilibrio ereditato dalla storia che sostanzialmente non ha mai avuto grandi problemi di
acqua, quindi abbiamo ereditato dei comportamenti di consumo che ci portano ad usarla in
un modo molto poco razionale.
E in ogni caso quella del rubinetto ci piace poco, visto
che quasi il 30% degli italiani compra acqua in bottiglia perché non si fida, ma nei
fatti si sbaglia, perché quella che arriva nelle nostre case è controllata almeno quanto
quella che compriamo. Siamo il paese in Europa che hai i consumi di acqua più elevati e
questo la dice lunga sul fatto che l'acqua costi poco e quindi ne induce un uso poco
parsimonioso. Quindi, tra abitudini sbagliate e reti difettose sprechiamo quotidianamente
l'ottima acqua potabile domestica.
Abbiamo fatto molto poco perché abbiamo investito molto
poco. Noi cittadini dobbiamo abituarci che l'investimento è necessario
In Italia abbiamo l'idea che l'acqua, dato che è una
risorsa fondamentale per la vita, ci debba essere garantita e assicurata. Se a questo
piccolo sacrificio individuale che deriva da un cambiamento di mentalità aggiungessimo
una corretta spesa dei fondi del Pnrr potremmo davvero realizzare una strategia di lungo
periodo per l'approvvigionamento idrico. Una strategia per mettere in atto
contemporaneamente azioni diverse e risolvere le principali problematiche in tema di
manutenzione e sviluppo della rete idrica.
Il potenziamento della capacità di accumulo degli invasi, l'implementazione di
dissalatori, l'interconnessione dei sistemi di acquedotto e l'incremento degli scambi tra
regioni saranno azioni di vitale importanza per la sopravvivenza della nostra Nazione.
Infine, occorre una maggiore responsabilizzazione
individuale nei consumi idrici domestici. Come fatto per l'energia, bisogna prestare
attenzione ai comportamenti individuali e collettivi per risparmiare acqua.
Ricordiamo che in Italia la scarsità di acqua mette a
rischio l'economia infatti è tra i primi quattro rischi per il business del ventunesimo
secolo.
Prof. Massimo DE LEONARDIS |
.
|
|
. |
|
|
Massimo
DE LEONARDIS, ANTICORPI MONOCLONALI * |
|
|
* DOTTORE AGRONOMO |
|
ANTICORPI
MONOCLONALI
Gli anticorpi monoclonali sono proteine che hanno unalta
specificità nei confronti di un antigene
specifico. Gli anticorpi prodotti da un unico clone sono tutti uguali tra loro e agiscono
tutti nei confronti di un unico tipo di antigene predefinito. Grazie alle moderne tecniche
di ingegneria genetica e di immunologia cellulare oggi possono essere prodotti in
quantità illimitata. Questi anticorpi sono prodotti da cellule chiamate IBRIDOMI. Esse
non si trovano in natura perché sono dovute da una fusione di una cellula cancerosa e un
linfocita B, formando una cellula ibrida che prende il nome di ibridoma.
GLI IBRIDOMI
Come ben sappiamo i linfociti B sono capaci di produrre anticorpi ed hanno
una memoria immunologica, ma con il difetto che dopo aver trovato il linfocita B capace di
produrre quel determinato anticorpo di cui si ha bisogno, nella coltura in vitro dopo
poche generazioni il linfocita muore. Questa difficoltà fu risolta a Cambridge nel 1975
da Kohler e Milstein che fondendo i linfociti B di topo con cellule derivate da un tumore
maligno del sistema immunitario (mieloma), riuscirono a selezionare degli ibridi, detti
ibridomi, che mantengono l'attitudine a esprimere il particolare anticorpo del linfocita B
ed acquistano la capacità del linfocita tumorale a moltiplicarsi in coltura per un tempo
indefinito.
PERCHÉ VIENE PRODOTTO
Attualmente si preparano migliaia di ibridomi e altrettanti sono gli
anticorpi monoclonali presenti sul mercato. particolari campi d'impiego degli anticorpi
monoclonali sono:
| le analisi sierologiche: il dosaggio, di particolari sostanze, presenti in piccole
quantità nei liquidi biologici, e facilitato dalla specificità dellanticorpo
monoclonale; |
| L'identificazione e la caratterizzazione immunologica di agenti infettivi: gli anticorpi
monoclonali reagiscono con un solo antigene e permettono di evidenziare variazioni
antigeniche negli agenti infettivi, rivoluzionando così la terapia mediante vaccinazione;
|
| la tipizzazione di tessuti: gli, anticorpi monoclonali sono utili nella tipizzazione
degli antigeni di istocompatibilità, ad esempio, nei trapianti d'organo e nelle
trasfusioni; |
| la diagnosi precoce e la terapia di processi tumorali: gli anticorpi monoclonali
specifici sono in grado di riconoscere gli antigeni di Superficie di cellule tumorali, per
cui è possibile la diagnosi precoce dei tumori. Nel 1993, la FDA, Food and Drug
Administration, ha ammesso l'uso di anticorpi monoclonali con traccianti radioattivi per
la diagnosi del cancro delle ovaie e del tratto intestinale colon-retto. Nella terapia dei
tumori gli anticorpi monoclonali possono essere usati come veicoli specifici per sostanze
che bloccano la riproduzione delle cellule tumorali lasciando inalterate le cellule
normali, anche per combattere lAIDS. L'uso terapeutico di anticorpi monoclonali non
e ancora possibile in quanto non si dispone di ibridomi umani; mentre l'uso di ibridomi di
topo può dare reazioni anafilattiche che, oltre ad essere pericolose per il paziente,
renderebbero inefficace il trattamento, ora, però, e possibile ottenere anticorpi
monoclonali ingegnerizzati più simili a quelli umani e con minore attività
immunogenetica. L'abilità nel produrre anticorpi ingegnerizzati può aumentare
sensibilmente la loro potenzialità nel trattamento dei tumori; |
| la terapia di particolari forme morbose. Ad esempio, nel 1993, la FDA ha autorizzato
l'uso terapeutico di due preparati a base di anticorpi monoclonali: uno nella prevenzione
del rigetto nel trapianto del rene; l'altro per rimuovere la digitale da pazienti di cuore
sofferenti per la sua tossicità; |
| la purificazione di molecole: molecole ad attività farmacologica e a bassa
concentrazione, qualora si comportino da antigeni per anticorpi monoclonali, possono
essere purificate mediante il loro uso. |
Con le tecnologie industriali viste è possibile realizzare la
coltura su larga scala di un'ampia gamma di cellule di mammifero e di ibridomi ed ottenere
quantità significative, sotto l'aspetto industriale, di prodotti cellulari ad attività
terapeutica.
BIOREATTORI
La produzione di proteine umane, terapeuticamente utili, mediante
coltivazione di cellule di mammifero o di ibridomi presenta difficoltà maggiori che non
la produzione mediante batteri. Infatti le cellule di mammifero hanno dimensioni maggiori,
sono più complesse, hanno una membrana cellulare molto fragile e fabbisogni nutritivi
più rigorosi e non del tutto definiti. L'operazione parte da un tessuto che viene
dissociato per via meccanica o enzimatica, tripsina, o con una combinazione dei due metodi
per ottenere una miscela di singole cellule o di piccoli agglomerati cellulari che vengono
separati per centrifugazione. Invece gli ibridomi sono ottenuti mediante fusione
cellulare. Le cellule così ottenute vengono inoculate in un apposito terreno di coltura
liquido contenente sali, glucosio, alcuni amminoacidi ed il 5-20% di siero di sangue umano
o di feto bovino. Il siero serve a fornire alcuni componenti non ancora identificati ma
necessari per la vita e la crescita delle cellule nel mezzo artificiale e, per il suo alto
costo, spesso determina la fattibilità economica del processo. Poiché le cellule poste
in coltura perdono il sistema immunitario di difesa proprio dell'animale integro, è
spesso necessaria l'aggiunta alle brodocolture di antibiotici per prevenire le infezioni
batteriche durante la produzione. Le cellule prodotte vengono moltiplicate in bottiglie di
vetro a cilindro e, quindi, sono in parte conservate in azoto liquido e in parte inoculate
in ulteriori recipienti di coltura. Durante queste fasi bisogna mantenere il PH a un
valore compreso tra 7,2 e 7,3 la temperatura tra 36 °C e 37 °C; inoltre occorre
controllare la concentrazione dell'ossigeno e del biossido di carbonio ed il contenuto
salino per mantenere la pressione osmotica della soluzione a un valore tale da non
compromettere l'integrità della fragile membrana cellulare. Problemi di grande
difficoltà devono essere risolti nella fase di moltiplicazione cellulare su larga scala.
Infatti, mentre le cellule che hanno origine nel sangue e nel tessuto linfatico, come la
maggior parte delle cellule tumorali, crescono in sospensione, quelle di mammifero, per
crescere, generalmente devono aderire
a una superficie solida.
Le cellule che crescono in sospensione vengono
coltivate in laboratorio usando bottiglie di vetro ad agitazione magnetica, e gli aumenti
di scala vengono realizzati con un sistema che si vedrà in seguito. Invece le cellule che
crescono aderendo a una parete solida sono coltivate, in laboratorio, in piastre a
micropozzo, in piastre di Petri e in beute di varie dimensioni. Però il recipiente più
idoneo è la bottiglia di vetro a cilindro orientata orizzontalmente e in rotazione
continua. In questo modo le cellule aderiscono alle pareti e sono alternativamente esposte
al mezzo di coltura e all'aria. Gli aumenti di scala sono ottenuti aumentando il numero di
bottiglie a cilindro, ma l'impianto diventa molto complesso. |
Nelle operazioni di
aumento di scala per la coltivazione di cellule di tessuti e di ibridomi, le tecnologie e
i bioreattori convenzionali non ambientali danno buoni risultati perché espongono le
cellule a condizioni variabili nel tempo. Infatti le cellule sono inoculate in un terreno
al loro contenente i nutrienti, ma privo di prodotti metabolici, mentre crescere aumentano
i prodotti del metabolismo e diminuiscono le sostanze nutritive. Invece negli esseri
viventi un sistema circolatorio efficiente porta in continuo ossigeno e nutrienti ed
elimina biossido di carbonio e metaboliti.
Un sistema artificiale, pertanto, dovrebbe riuscire a fornire alle cellule in
coltura un ambiente quasi costante con immissione in continuo di terreno nuovo e prelievo
di terreno esaurito. Nel 1969 Philip Himmelfarb e Philip S. Thayer della Arthur D. Little,
Inc., hanno sviluppato, su scala di laboratorio, un sistema di perfusione per colture di
cellule in sospensione ottenendo densità cellulari di gran lunga superiori a quelle
ottenibili con i sistemi di tipo convenzionale. Con la tecnica della perfusione,
analogamente alla fermentazione in continuo, viene immesso nel sistema del terreno fresco
e ne viene estratta, dopo filtrazione, una quantità uguale, prelevando così i prodotti
del metabolismo accumulatisi ma non le cellule. Alcuni studi, eseguiti in laboratorio da
Joseph Feder e William R. Tolbert della Monsanto e da Richard A. Knazek e collaboratori al
National Cancer Institute, hanno dimostrato che le cellule di mammifero possono crescere
su molte fibre cave con diametro esterno compreso tra un terzo e tre quarti di millimetro
e costituite da polimeri di sintesi. Le fibre sono porose di modo che l'aria che le
attraversa possa diffondersi alle cellule aderenti sulla loro superficie esterna a
contatto col terreno di coltura. In un prototipo. il nucleo del sistema, costituito da un
parallelepipedo con 40 di base e 4,5 cm di altezza, forma un letto di fibre estremamente
sottile con una superficie di contatto di 9300 alla quale aderiscono le cellule che così
possono proliferare. Il terreno di coltura fresco entra nel contenitore in acciaio
inossidabile dal basso e, a mezzo di un filtro dello stesso materiale con fori di diametro
di 2 um, diffonde uniformemente attraverso il letto e fuoriesce dalla sommità superiore
dove e posto un altro filtro, che limita il ritorno di flusso, con fori da 20 um di
diametro La configurazione a strato sottile offre un percorso di perfusione molto breve
per cui è difficile l'instaurarsi di gradienti di temperatura, PH e concentrazione di
nutrienti e di metaboliti; in pratica il sistema permette di mantenere le cellule immerse
sempre in un terreno omogeneo. Le estremità delle fibre sono legate assieme in modo tale
che le cavità si aprono nelle camere dove è fatta circolare aria e biossido di carbonio.
IL sistema permette la crescita di grandi quantitativi di cellule fino a costituire un
tessuto artificiale stabile per un periodo piuttosto lungo, uno o due mesi, durante il
quale, dal terreno esaurito, vengono estratte le molecole desiderate. Riuscendo a
controllare la contaminazione, il sistema potrebbe funzionare per un tempo indefinito e,
una volta raggiunta la crescita cellulare massima, il terreno che facilita la
proliferazione cellulare potrebbe essere sostituito con uno di mantenimento contenente
poco o niente siero, quindi meno costoso, così da mantenere in attività le cellule che
continuano a produrre la molecola voluta. Gli stessi J. Feder e W R. Tolbert hanno
realizzato un sistema di per fusione su media scala con un recipiente principale da 44 l.
La perfusione è resa possibile dall'introduzione nel sistema di un recipiente
complementare contenente un filtro cilindrico di porcellana con fori di diametro minore di
2 um. Nel recipiente di coltura principale quattro fogli flessibili di poliammide ruotano
lentamente e impartiscono una blanda agitazione in modo da non danneggiare le cellule. Il
terreno di coltura viene continuamente prelevato dal recipiente principale e inviato a
quello complementare contenente il filtro. Il filtro trattiene le cellule che sono
rinviate, con una parte del terreno, nel recipiente di coltura, mentre la parte del
terreno filtrata, contenente le sostanze secrete dalle cellule, è inviata nel serbatoio
dell'effluente esaurito. Il filtro è munito di un piccolo agitatore a vele flessibili,
per evitare la sua otturazione, ed offre la possibilità di asportare le cellule dal
reattore raccogliendole in un opportuno recipiente. Lo stesso reattore è usato per
coltivare cellule che hanno bisogno di aderire ad una superficie usando delle perline di
piccolo diametro, dette microtrasportatori. I microtrasportatori sono costituiti da
destrano o da altri polimeri di sintesi con diametro variabile da 50 a parecchie centinaia
di micrometri. Questi offrono un elevato sviluppo superficiale e, sospesi nel terreno di
coltura, permettono alle cellule inoculate di aderirvi e rare. La principale modifica
apportata al sistema consiste nella presenza di un decantatore, sulla condotta di prelievo
del terreno da inviare al filtro. Nel decantatore le perline sedimentano e ricadono nel
reattore mentre il liquido viene inviato al filtro, da cui e in parte riciclato al
recipiente principale e in parte rimosso, dal sistema. Le cellule si aggregano sulle
perline formano tra di loro grossi agglomerati. In queste condizioni è sufficiente un
breve trattamento con tripsina o papaina per liberare le cellule in buone condizioni dai
microtrasportatori, e trasferirle in reattori di più grandi dimensioni. Per la
coltivazione di cellule di mammifero e di ibridomi si vanno diffondendo bioreattori
industriali completamente automatizzati di volume maggiore. Per le colture in sospensione
1 bioreattori sono del tipo STR o air-lift con volumi di 100010.000 e possono operare
cellule in discontinuo, semicontinuo o continuo. Per le coltivazioni che hanno bisogno di
aderire a un supporto solido Si usano bioreattori con capacità di 1000:4000 l. materiali
da costruzione per questi impianti, a seconda delle dimensioni, vanno dal vetro, al
quarzo, all'acciaio inossidabile del tipo 18-10 al cromo-nichel. I bioreattori industriali
sono muniti di sistemi di agitazione e di distribuzione dei gas tali da non generare
elevata turbolenza in modo da non danneggiare le cellule in coltivazione. Così, ad
esempio, gli agitatori vengono fatti girare a meno di 100 giri- per ridurre le forze di
taglio e la quantità di gas da inviare viene ridotta aumentando la concentrazione
dell'ossigeno con l'impiego di aria arricchita o di ossigeno puro che, però, è
pericoloso perché causa di possibili incendi o esplosioni. La produzione industriale
parte da colture di cellule selezionate, conservate in azoto liquido o con altri sistemi e
sviluppate inizialmente in provette e in beute da 30+50 ml; poi, attraverso vari altri
stadi di laboratorio e reattori industriali di scala sempre crescente, si moltiplicano
fino a raggiungere il volume di inoculo per il reattore di produzione. In queste
operazioni gli aumenti di scala devono essere contenuti ed in genere sono di 1-> 5,
1-> 10 o al massimo 1- 20. Inoltre l'acqua utilizzata per la preparazione dei terreni
di coltura o per la produzione di vapore da impiegare per iniezioni dirette, deve essere
priva di sostanze disciolte e viene demineralizzata mediante resine scambiatrici, osmosi
inversa o distillazione fino ad un valore di resistenza di 18 M?. La sterilizzazione dei
terreni di coltura, i cui costituenti sono termosensibili, non può essere effettuata
mediante calore, ma è realizzata per filtrazione sterile usando un prefiltro da 0,45 ed
un. filtro da 0,1+0,2 um. Con la stessa tecnica sono sterilizzati tutti i gas in entrata
nel bioreattore. Infine i gas di scarico dei bioreattori, specie quando si usano cellule
con DNA ricombinante, devono essere resi sterili all'ambiente. La sterilizzazione dei gas
è effettuata, dopo condensazione dei vapori, invio al reattore del liquido formatosi e
surriscaldamento degli aeriformi, mediante filtrazione con filtri sterili da 0,1+0,2 pm.
Durante la produzione, come già accennato, si controlla:
| la temperatura. Essa è regolata con una precisione di O,1'C mediante
controllo differenziale usando due sensori, uno posto sul reattore e l'altro sul sistema
di raffreddamento. Ciò al fine di evitare l'esposizione di cellule altamente sensibili
alla temperatura a sue brusche variazioni, specie in vicinanza delle pareti del reattore; |
| lossigeno disciolto. Esso è controllato mediante opportuni sensori
agenti su un sistema a quattro gas, aria-azoto-ossigeno-biossido di carbonio, in modo da
variare opportunamente la composizione del gas in ingresso; |
| il pH. Esso è controllato con un elettrodo a idrogeno che regola limmissione di
biossido di carbonio o di una soluzione di carbonato sodico che formano un sistema tampone
con il terreno di coltura; |
| il livello. Esso è regolato mediante una misura di pressione. differenziale tra il pelo
libero e il fondo del reattore in quanto un sistema con sensore capacitivo può dare una
risposta disturbata dalla presenza di schiuma. |
Con le tecnologie industriali viste è possibile realizzare la coltura su larga scala
di un'ampia gamma di cellule di mammifero e di ibridomi ed ottenere quantità
significative, sotto l'aspetto industriale, di prodotti cellulari ad attività
terapeutica. |
|
|
"LE NUOVE ELEZIONI
POLITICHE UN APPUNTAMENTO FONDAMENTALE |
|
|
.
Massimo DE LEONARDIS *,
.
LA NUOVA DC
|
* DOTTORE AGRONOMO |
|
UN IMPEGNO CIVILE PER UNA
POLITICA ATTIVA. La vecchia politica, sempre più
chiusa e distante di fronte ai problemi dei cittadini, isolata e assente nelle scelte e
nelle programmazioni regionali e provinciali, ha alimentato in noi Cittadini una diffusa
sensazione di impotenza oltre alla delusione per la politica e le istituzioni. I partiti e
i movimenti esistenti hanno abbandonato il confronto e la partecipazione popolare, sono
diventati incapaci di ASCOLTARE e rappresentare sia il disagio che i problemi della
cittadinanza, hanno incrinato e reso sterile il rapporto fiduciario tipico della
democrazia partecipata. I partiti e i movimenti sono diventati da un lato sempre più
poveri di idee e iniziative personali volte allo sviluppo della comunità civile,
dall'altro sempre più succubi degli interessi dei loro rappresentanti. Non possiamo più
permetterci di assistere immobili a questa avvilente degenerazione della politica che ha
avuto come conseguenza una profonda decadenza socio-culturale ed economica della nostra
Nazione. La nostra Nazione ha bisogno di nuova linfa, di idee, di entusiasmi che portino
ad un vero e proprio "rinascimento" culturale. La mancanza di progetti, visioni,
capacità, conoscenze e di una competente classe dirigente impone oggi la necessità di
una vera e propria "chiamata alle armi". Tutti dobbiamo sentirci coinvolti e
consapevoli di poter diventare noi stessi protagonisti di un futuro diverso, ricco di
occasioni di crescita e sviluppo per il nostro paese. La nuova DC intende ascoltare e
accogliere le istanze di cittadini e associazioni che reclamano lavoro, sviluppo reale e
condiviso, spazi culturali e sociali; vuole promuovere realmente la cultura, il patrimonio
artistico, storico, rurale e ambientale del nostro paese. La nuova DC sogna una Nazione
diversa, che partecipi, discuti e legittimi i processi decisionali politici e
amministrativi attraverso la trasparenza delle scelte, scegliendo le priorità sociali e
indirizzando in tale direzione la gestione delle risorse, le progettualità e i risultati
concreti. La nuova DC immagina un'amministrazione delle Città che sia in grado di
garantire servizi pubblici efficienti, la tutela, lo sviluppo e il benessere collettivo,
la qualità della vita, i bisogni di assistenza sociale e sanitaria, le diversità. |
La nuova DC considera le
prossime elezioni politiche un appuntamento fondamentale per avviare un percorso di
profondo e radicale cambiamento del nostro paese. Il sostegno, la mobilitazione e la
partecipazione attiva dei cittadini a questo progetto, nessuno escluso, senza alcun
privilegio di genere e di età, saranno il segnale forte e sentito della volontà di
costruire insieme un futuro diverso, fuori dai soliti schemi politici costituiti o imposti
dall'alto". In teoria la meritocrazia dovrebbe valorizzazione l'impegno ed il lavoro
individuale, azzerare i privilegi, favorire la mobilità sociale: riconosciamo
l'importanza di queste promesse, ma chiediamoci come vengono mantenute nelle società
meritocratiche. Il successo è sempre equivalente al merito? Da quanto si può desumere
guardando nei successi individuali nella politica, in economia, nella scuola, nello sport,
sembra che ci sia molto di più del semplice merito: giustamente Roger Abranavel ha
parlato di "meritocrazia che ha creato l'elite cognitiva". Nell'economia della
conoscenza la laurea è sempre più importante come anche l'Ateneo (ed il costo) in cui si
consegue E' altresi noto che la ricompensa delle azioni individuali non dipende dal loro
valore intrinseco, ma dal valore che gli altri attribuiscono ai nostri sforzi, c'è
l'aiuto di altre persone, il talento naturale, la possibilità di un'istruzione...e
"la fortuna". Purtroppo è molto diffusa tra i perdenti della competizione
meritocratica, l'accettazione della presunta equità e legittimità delle logiche della
meritocrazia anche davanti alle prove inconfutabili che successo e merito non sono la
stessa cosa. Del che emergerebbe il vero, grande problema della meritocrazia: la
giustificazione e legittimazione delle disuguaglianze e, in alcune società come quella
Italiana, "il blocco sostanziale dell'ascensore sociale". Quindi: che fare?
meritocrazia sì o meritocrazia no? Noi proponiamo di uscire da questo dilemma proponendo
un dibattito pubblico sulla desiderabilità della meritocrazia e sul contenuto delle
azioni meritorie che le società vogliono ricompensare.
|
|